venerdì 15 dicembre 2017

COLORE E FORMA


Andrè Derain  -  Le pont de charing cross  -  1906



Il colore è un mistico e lieve velo di emozioni, tessuto dalla mente per avvolgere ogni superficie che osserviamo. La contemplazione delle delicate, romantiche, sensuali e vivaci sinfonie cromatiche, forse è il più bel sogno ad occhi aperti che ci è concesso. Infatti, dinamico e impalpabile nelle sue sfumature, il colore è immaginario, inesistente, e forse per questo ancor più eccezionalmente vitale e meraviglioso nel decorare il mondo.
La percezione del colore si sviluppa in una dimensione metafisica, oltre la realtà, emancipata dal giogo del divenire incessante delle condizioni d’illuminazione, siano esse artificiali o naturali. In un dipinto di Derain, per esempio, la luce che un rosso riflette quando il quadro è esposto al sole non è mai identica alla luce riflessa quando è illuminato da un neon o da una lampada ad incandescenza. Nonostante ciò, il colore rimane costante nella sua essenza.


Nell’arte pittorica, il colore si erge a ruoli maestosi, mirabili ed elettrizzanti. Con Derain, Vlaminck, Van Dongen, con i fauve la ricerca si avventura in riti di travolgente impatto emotivo, in orge di puro colore in cui le tinte si liberano dalle gelide e severe trame imposte dalle consuetudini e dall’esperienza visiva quotidiana.
Nonostante l’intento di riscattare il colore dalla forma che lo limita ad un ruolo di subordinazione spaziale, nelle tele dei fauve il colore è ancora racchiuso fra gli stretti confini della forma poichè è biologicamente impossibile ottenere la percezione del colore senza poter confrontare la luce riflessa da una superficie con quella che ci proviene dalle adiacenti. E fra due aree fisicamente dissimili (e quindi con diversa efficienza nel riflettere la luce), esiste necessariamente un bordo, un limite che le distingue e separa, tracciando in tal modo il profilo della forma. Così s’impone l’impossibilità di allontanare il colore dalla forma, in arte come nella vita d’ogni giorno. 
L’unica via risolutiva biologicamente possibile è quella intrapresa dai fauve stessi: coprire la forma con un colore differente da quello che normalmente associamo ad essa. In questo modo, la percezione del quadro è dissociata dall’esperienza conservata nella memoria e che, usualmente, correla strettamente determinate forme con singoli colori. Vestire le forme con tinte diverse da quelle usuali, scatena un’attività cerebrale che ha poco in comune con la normale visione a colori, ed è correlata alla valutazione dello stimolo visivo in termini mnemonici, coinvolgendo anche il giudizio e l’apprendimento. Il brillante artista è capace così di donare allo scienziato le sue intuizioni, suggerendogli alcune vie per comprendere come il cervello sia in grado di elaborare alcune percezioni di cui non si conosce ancora il meccanismo.

fonte L. F. Ticini

venerdì 1 dicembre 2017

DICEMBRE



Giovanni Boldini  1898



Marthe de Florian era un’attrice di teatro francese e cortigiana della Belle Epoque. Per cortigiana non si deve intendere ciò che oggi noi pensiamo. Ma una donna socialmente capace di intrattenere legami, anche duraturi, con il cuore del potere e dell’economia; capace di sedurre, di creare intrighi ed eros. La più bella donna di Parigi, si diceva alla fine dell’Ottocento. Marthe morì nel 1939 in quella casa, che spesso condivideva con il figlio, Henry Beaugiron e con la nipotina Solange Beaugiron figlia di Henry. La nonna avrebbe lasciato a lei l’appartamento, ma Solange aveva deciso di chiudere con il passato, pur tutelandolo, amorosamente, da lontano. Non aveva mai pensato di disfare la casa di sua nonna e pagava con regolarità le spese del condominio. Ma nessuno vi poteva entrare. Fu nel 2010, dopo la morte della nipote dell’attrice che quel segreto di sontuosità e di affetti, mantenuto chiuso in uno scrigno per circa 70 anni, sarebbe stato reso pubblico. L’apertura avvenne con grande emozione. La serratura scattò a fatica e sul pianerottolo si riversò un odore concentrato di vecchie cose, libri, antiche cere, polvere. L’interno era splendido. Specchiere antiche, quadri, mobili, suppellettili di grande gusto. Intatti anche i prodotti di bellezza dell’attrice, come se tutto fosse lasciato stare, per un ritorno di Marthe. Tra gli oggetti dell’appartamento, un ritratto di Marthe de Florian, in un abito in chiffon rosa, dipinto da Giovanni Boldini.
Questa tela, naturalmente, era completamente inedita, mai esposta. L’opera era stata realizzata nel 1898, mentre Marthe de Florian aveva 34 anni.